Gli anni 2000 sono stati protagonisti di numerosi cambiamenti per l’alimentazione. Innovazione, tradizione, autocontrollo e autoindulgenza devono far fronte ai nuovi comportamenti alimentari sviluppatisi grazie al processo di modernizzazione dei nuovi modelli di consumo. Non sono più soltanto le religioni a essere politeiste, ma anche gli stili di alimentazione. Stiamo parlando di un’“era politeista” in cui è nato un nuovo tipo di consumatore chiamato Consumatore senza tabù.
Chi è questo consumatore? Cosa significa politeismo alimentare? Approfondire questi aspetti permette di prendere decisioni più strategiche per la propria attività legata al food.
Leggi l’articolo per scoprire il Consumatore senza tabù.
Anni 2000, il nuovo decennio del “politeismo alimentare”
Negli anni Novanta gli italiani si erano dedicati al “mangionismo”, con conseguenze dal punto di vista alimentare e della salute. Il “mangionismo” rappresentava un comportamento di consumo alimentare in cui le persone assumevano cibi ricchi di grassi o zuccheri, o semplicemente aumentavano i loro pasti, inserendo la merenda di metà mattina e pomeriggio.
Proprio in questi anni la prima colazione e i “fuori pasti” della mattina e pomeriggio, hanno raggiunto la massima diffusione, motivo per cui la moltiplicazione dei pasti e l’assunzione di cibi dannosi hanno portato conseguenze nella salute. Per fare un passo indietro e sganciarsi da uno stile alimentare non equilibrato il consumatore italiano ha spostato poi l’attenzione sulla Dieta mediterranea (Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco dal 2010).
A partire dagli anni Duemila, gli anni della globalizzazione, avviene quello che viene definito dal Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) un “mutamento epocale”, ossia ci si trova di fronte un decennio con una vera e propria emergenza alimentare, nella quale la sensibilità alimentare del consumatore subisce un grande trauma.
Il rapporto tra il comportamento d’acquisto e consumo, e il rapporto che le persone hanno con l’alimentazione, stanno subendo un progressivo, ma costante mutamento. Si parla di emergenza alimentare in quanto le persone dopo un decennio di spensierato edonismo mangereccio, iniziano ad avvertire i primi sensi di colpa per aver mangiato troppo e soprattutto male, senza badare alla qualità del cibo che assumevano.
In questo decennio si sviluppa una nuova tipologia di consumatore, che trova conferma nel vecchio paradigma del materialismo culturale di Harris, facendo risultare che, il “buono da mangiare”, non derivi da precise predisposizioni innate, ma è il risultato di una costruzione sociale fondata su preferenze alimentari del consumatore, basate sulla considerazione di vantaggi e svantaggi legati all’assunzione di quel cibo. Motivo per cui, su questo presupposto, prenderà avvio il fenomeno del biologico e la nuova figura del consumatore, chiamato “consumatore senza tabù”, all’interno dell’era del “politeismo alimentare”. Per “politeismo alimentare” si intende una dottrina alimentare che spinge gli individui a contaminare stili ed ingredienti, nutrendosi di un po’ di tutto senza porsi limiti.
Di quale tipo di consumatore stiamo parlando?
Il sociologo Giampaolo Fabris (2009) definisce il Consumatore senza tabù come un “soggetto poliedrico, pragmatico e competente, selettivo e curioso, attento ai dettagli, esigente in quanto a prodotti e servizi personalizzati e attendo al sociale, essendo disposto a pagare di più per un prodotto di qualità, la cui produzione rispetta l’ambiente e i diritti dei lavoratori” (Rivista di Studi sulla Sostenibilità, n. 2/2012).
Come possiamo notare dalla definizione di Fabris, il nuovo tipo di consumatore è colui che apprezza le abitudini e gli stili di vita improntati alla qualità, alla salvaguardia dell’ambiente, al risparmio, alla genuinità, sostenute principalmente dai prodotti biologici (Km zero, DOP, IGP, Slow Food, Farmers’ market); ma al tempo stesso, è un consumatore che frequenta i fast food come McDonald, Burger King e KFC. Eccolo qui il paradosso alimentare che vi accennavamo prima e che vi spiegheremo di seguito!
Il paradosso del politeismo alimentare: fast food e slow food
Il consumatore contemporaneo viene descritto dal Censis come un “io che decide”, in quanto le persone sono il risultato dei prodotti del loro carrello, dei luoghi d’acquisto, delle portate sulla tavola in base alle proprie preferenze, consuetudini, abitudini, aspettative e delle loro risorse di cui dispongono.
Negli ultimi anni il consumatore, un soggetto poliedrico, pragmatico e competente, è disposto a rinunciare a parte del suo tempo e denaro per esaudire precise esigenze e abitudini alimentari, ponendo sempre più attenzione al territorio e al mondo rurale, una volta associati a sinonimo di povertà e sottosviluppo. Al contrario, oggi, i prodotti del territorio e del mondo rurale sono stati rivalutati e sono oggetto di molta attenzione da parte dei consumatori contemporanei. Se i consumatori di oggi sono interessati a prodotti di origine locale appartenenti ad associazioni come lo Slow Food, ponendo l’accento sulla sostenibilità dell’ambiente, lo stesso non si può dire per lo stesso consumatore che frequenta fast food, legato ad abitudini di vita tipiche di uno stile di vita metropolitano.
Per gli esperti questo paradosso o meglio questa dicotomia tra Slow Food e fast food, è l’emblema del Consumatore senza tabù, poiché lo Slow Food pone l’accento nell’agricoltura biologica, riscoprendo e difendendo le tradizioni agricole ed enogastronomiche locali, associandolo ad uno stile di vita più conviviale. Viceversa, i fast food sono associati a stili di vita metropolitani, che conducono le persone al consumo di pasti veloci e pronti, al fine di soddisfare un bisogno puramente nutritivo, ma che al tempo stesso è vittima di un’alimentazione McDonaldizzata o meglio iper-consumistica.
Il resto ve lo racconteremo nei prossimi articoli, ma se intanto volete approfondire il futuro della ristorazione, vi consigliamo di dare uno sguardo a Tik Tok e il mondo della ristorazione.
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